La pandemia

COMUNICATO STAMPA  31/10/2021

La pandemia non solo ha confermato ma ha approfondito le disuguaglianze esistenti e la sfiducia verso le Istituzioni Governanti

Cosa succede nelle piazze Italiane e di tutto il mondo, come gestire un processo che rischia di essere lesivo

Quasi due anni orsono da quando è iniziata questa situazione legata alla pandemia. Situazione che non ha fatto altro che accelerare un processo di disuguaglianza sociale e di discriminazioni quasi a livello “razziale”.

Questa pandemia di fatto ha solo confermato ed approfondito le disuguaglianze sociali ed è assolutamente naturale che cittadini di tutto il mondo manifestino, anche con forza, il loro dissenso. Dissenso che i vertici istituzionali inevitabilmente devono e dovranno ascoltare, accogliere e mediare proprio nel rispetto dell’integrazione sociale e nel rispetto dei Diritti Fondamentali.

Se oggi osserviamo piazze gremite di manifestanti in molte città italiane come di tutto il mondo, ciò non deve essere visto dalle istituzioni come un movimento controverso o lesivo verso la comunità “ne deve essere contaminato con politiche di paura” ma, proprio in una politica di integrazione tanto pubblicizzata e secondo quei trattati ratificati sul rispetto dei Diritti umani, dovrebbe essere ascoltato, accolto e preso come senso di responsabilità verso tutta la collettività. In democrazia l’idea dei pochi deve essere integrata e non soffocata.

La diversità di vedute, la divergenza di opinioni non è un sintomo che deve definire una cura ma un segnale importante di “vivacità” culturale, intellettuale e politica che indubbiamente può portare benefici a tutti.

L’appello della nostra Confederazione verso gli Stati firmatari del trattato ONU è quindi quello di accogliere e non sopprimere queste voci e di osservare con attenzione e responsabilità strade alternative perché in tutto il mondo questa “pandemia”, ormai ritenuta “dubbia” anche da buona parte della comunità scientifica, ha causato danni duraturi che sicuramente impediranno ai Governi di investire efficacemente nella ripresa economica.

Vediamo con interesse la polis adottata da alcuni paesi, purtroppo pochi, come la Germania che hanno deciso di abbassare le imposte già dal 2020 dal 19% al 7% dando addirittura un sostegno economico alle famiglie e questo ha, dopo solo un anno, dato ottimi risultati.

Sono state adottate politiche di stimolo verso i consumatori, deciso l’abbassamento dei prezzi del carburante e delle utenze, scelte coraggiose che hanno dato e che daranno i loro frutti.

Scelte contrarie come stiamo osservando da chi come Stato si erige “esempio europeo”. L’aumento delle tasse, dell’età pensionabile, dei costi di beni essenziali come l’energia elettrica, la disattenzione verso le esigenze di commercianti ed imprenditori, il creare ulteriori restrizioni e limitazioni dei Diritti Fondamentali, sono a nostro avviso un grave errore sia sociale che economico.

Errori che rischiano di ricadere su tutta la comunità portandola, inevitabilmente, a non avere più fiducia verso le Istituzioni amministratrici.

Non c’è da stupirsi se alcuni cittadini decidono di “staccare la spina” ad una amministrazione malfunzionante. Questi segnali devono far riflettere i vertici che qualcosa non va, che le scelte adottate non sono del tutto efficaci e che qualcosa deve essere cambiato e trasformato, anche radicalmente. Assumersi le proprie responsabilità è segno di grande forza. Adottare la forza per reprimere le idee altrui è segno di insicurezza e, soprattutto, un’Amministrazione che si definisce “matura”, che adotta la “conduzione del buon padre di famiglia”, nel momento in cui vede che il proprio figlio ha scelto di muoversi verso orizzonti nuovi a lui più affini, deve in onore rispettarlo, sostenerlo ed appoggiarlo, come promesso nel contesto internazionale.

Chiediamo quindi a questi Governi che davvero vogliono essere di “esempio” di adottare una conduzione da “buon padre di famiglia” ,di adoperarsi seriamente in una reale politica sostenibile e non repressiva, di sostenere Realmente coloro che scelgono soluzioni apparentemente contrarie ma in realtà complementari e integrative allo sviluppo culturale e sociale perché inevitabilmente, perseguire verso questa strada, non farà altro che peggiorare la loro situazione di dissenso e quando il malcontento sociale raggiunge limiti di intollerabilità, si rischia, come già osservato in precedenza, la nascita di focolai incontrollabili e dannosi per tutti ,sia per quei Governi che per quei Popoli che potrebbero iniettare, nel contesto sociale ed economico, nuove risorse e nuovi stimoli.

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