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Alluvioni in Emilia-Romagna: l’urgenza di una risposta strutturale

A soli 16 mesi dall’ultima devastante alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna e le Marche, la regione si trova di nuovo di fronte a una tragedia. La violenza del ciclone Boris ha provocato tracimazioni, sfollamenti, strade chiuse e treni cancellati, con migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case. Le immagini di devastazione e le storie di sofferenza sembrano tristemente familiari, e ci riportano alla mente quanto sia fragile la nostra capacità di risposta alle calamità naturali.

Di fronte a eventi così catastrofici, non possiamo limitarci alla gestione dell’emergenza, ma dobbiamo porci delle domande fondamentali. Cosa è stato fatto nei 16 mesi trascorsi per prevenire una nuova crisi? Dove sono i risultati degli impegni presi per rafforzare le infrastrutture e proteggere le comunità a rischio? Le risposte a queste domande sono purtroppo insufficienti.

Mentre oggi assistiamo a un notevole dispiegamento di risorse e volontari per far fronte all’emergenza, dobbiamo riflettere sul perché queste risorse non siano state impiegate prima, in chiave preventiva. L’urgenza di una pianificazione a lungo termine è più che mai evidente. La natura non aspetta, e il cambiamento climatico sta accelerando la frequenza e l’intensità di questi eventi. È quindi fondamentale che le istituzioni rispondano con interventi strutturali concreti, per evitare che le comunità locali vengano ripetutamente esposte a rischi.

Oggi, più che mai, serve una visione lungimirante che non si limiti a gestire l’emergenza, ma che lavori per costruire una vera resilienza territoriale. Le popolazioni colpite meritano risposte rapide, ma soprattutto soluzioni durature che garantiscano la sicurezza per il futuro. Come organizzazione umanitaria, rinnoviamo il nostro impegno nel sostenere questi sforzi e nel promuovere un dialogo costruttivo e responsabile tra tutte le parti coinvolte.

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